
Testo di Patrizia Mello, Fotografie di Bruno
Balestrini


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Il Museo Solomon R. Guggenheim fu
progettato da Frank Lloyd Wright (1867-1959) e rappresenta una
delle opere più intimamente legate alla poetica di questo architetto che,
discostandosi dai dettami correnti del Movimento Moderno, appariva tesa ad
un riscatto "organico" dell'edificio. "ecco l'ideale
ch'io propongo per l'architettura dell'era della macchina, -
scriveva Wright - per l'edificio americano ideale: lasciamo che si
sviluppi nell'immagine dell'albero". In questo modo, affidandosi
ad un'immagine organica del costruito, Wrigth intendeva includere la
stessa funzionalità dell'edificio nella sua forma (proprio come avviene
nel mondo naturale), stabilendo un rapporto dialettico tra forma e
funzione e non più di tipo consequenziale come lo intendevano i maggiori
esponenti del Movimento Moderno. "è importante notare - ricorda
lo storico Bruno Zevi - come lo spazio di Wright si riduca alle sue
generatrici; e si ponga così, non in termini geometrici, ma in termini
immediatamente plastici". |
"Pensata la forma come qualcosa che
cresce e crescendo si costruisce, lo spazio è semplicemente la sua zona
vitale, il suo costituirsi in una dimensione". Ed è proprio
questa vitalità spaziale che misura nuovamente il rapporto di fruizione
con l'uomo, affinandone l'impatto dal punto di vista emozionale ed
estetico. Il Museo Guggenheim di New York, per la pittura e la scultura
moderna, completato nel 1959, si trova al n. 1071 della Fifth Avenue.
Ponendosi dal punto di vista urbanistico in termini contraddittori
rispetto alla consueta maglia a scacchiera dell'intorno newyorkese, il
museo già all'esterno presenta elementi di forte coinvolgimento per il
passante: le fioriere a livello della strada, i cui bordi offrono
l'occasione per sedersi, il grande aggetto curvo della fascia del primo
piano che, incombendo sul marciapiede, sottolinea un motivo d'invito, la
loggia sottostante al ponte di unione tra i due corpi di fabbrica del
museo come mediazione tra esterno ed interno. All'interno lo spazio si
libera secondo un movimento di continuità ascensionale fornito dalla
spirale di sei piani di gallerie che si diramano a partire da una prima
rampa il cui imbocco è segnato da una vasca posta nell'ampio vano
centrale del piano terra. |

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I diametri della spirale, crescenti
verso l'alto, innestano il passaggio della luce ad ogni livello e ne
includono un senso di pacata luminosità. La sovrapposizione degli aggetti
corrispondenti alle espansioni delle rampe vista dal basso culmina nella
cupola trasparente a copertura del grande ambiente centrale. "alla
cattedrale dell'arte, osserva Zevi, Wright oppone una
passeggiata nell'arte, una strada affine ad un super-garage, che prolunga
quella della città ravvolgendosi in una spirale aperta per ricongiungersi
poi al contesto urbano". Sicuramente uno degli impianti più
originali che la storia della museografia abbia mai conosciuto che per la
prima volta poneva il problema del rapporto di fruizione con l'opera
d'arte, il museo come mezzo di complicità emozionale, un'immagine che
cattura e allo stesso tempo libera il visitatore di fronte alle diverse
sfaccettature che l'arte pone come visualizzazione intrinseca della
realtà. |
Tale articolazione spaziale è stata
pensata per essere percorsa partendo dall'alto e man mano procedendo verso
il basso fino al ricongiungimento con lo spazio urbano dal quale si è
partiti. La continuità del percorso galleristico implica un'adesione più
intimamente naturale tra il fruitore e l'opera esposta, quasi una
sospensione simbolica di tale rapporto se messa in relazione col grande
vuoto centrale, il cui richiamo, durante lo svolgersi del percorso
espositivo, è costante.
Il movimento continuo della spirale appare interrotto
ad ogni livello in prossimità della torre dell'ascensore col ribaltamento
della linea concava che segna lo sviluppo delle rampe in una espansione
convessa, motivo caratterizzante nella fase di sviluppo ascensionale dello
spazio che ne intensifica la fluidità del linguaggio, attenuandone
l'impatto fortemente avvolgente.
Affidandosi ad uno sviluppo organico
dell'edificio, Wrigth rinnega definitivamente lo schema usuale della
sovrapposizione passiva dei piani, i quali invece paiono scaturire l'uno
dall'altro seguendo, appunto, il movimento ascensionale della spirale.
In questo modo, non esiste una distinzione precisa tra
le parti ma un crescendo di situazioni, un escalation di spazi in stretto
rapporto di continuità col percorso di salita o discesa del visitatore.
Ad ogni livello è possibile avere differenti percezioni dello spazio
intorno che aumenta o diminuisce secondo un gioco di espansione o
contrazione degli eventi. I vari settori di esposizione, ai vari livelli,
sono delimitati da elementi divisori portanti e ricevono luce anche
dall'esterno, grazie a una serie continua di asole vitree che avrebbero
dovuto costituire la fonte preminente d'illuminazione, introducendo
all'interno un'interessante coefficiente di variabilità legata
all'alternarsi del giorno e della notte. |

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